
Elio-3 lunare, un gas rarissimo sulla Terra, presente in abbondanza sulla superficie della Luna, potrebbe cambiare radicalmente il nostro modo di produrre energia e raffreddare i computer del futuro. Si chiama elio-3, è privo di radioattività e ha appena fatto il suo debutto sul mercato… ancora prima di essere estratto. La startup americana Interlune ha infatti venduto questo prezioso isotopo, promettendo le prime consegne entro il 2029. Non è un colpo di testa spaziale, ma un progetto ingegneristico concreto. E se funziona, la Luna potrebbe diventare il nostro prossimo giacimento strategico.
Elio-3 lunare: il nuovo oro pulito?
Cos’è l’elio-3 e perché sulla Luna ce n’è così tanto
L’elio-3 è un isotopo leggero dell’elio, privo di radioattività e quasi assente sulla Terra. A differenza dell’elio-4, contiene un solo neutrone. Da miliardi di anni il vento solare bombarda la superficie lunare – priva di campo magnetico – permettendo l’accumulo graduale di questo gas nella regolite, il terreno polveroso della Luna.
E mentre noi, qui sulla Terra, fatichiamo a distaccarci dal carbone, lassù si sta formando da secoli un potenziale alleato per la transizione energetica.
A cosa serve: dalla fusione nucleare al raffreddamento quantistico
L’elio-3 è particolarmente ambito perchè può alimentare reattori a fusione nucleare generando energia senza produrre scorie radioattive ma è anche estremamente utile per il raffreddamento criogenico necessario ai computer quantistici, che devono operare a temperature prossime allo zero assoluto.
In entrambi i casi, la prospettiva è chiara: energia pulita e tecnologie avanzate. Senza scorie, né compromessi.
Si tratta di un elemento prezioso, un gas che vale quanto l’oro. Parliamo di 20 milioni di dollari al chilogrammo. E per farti un’idea: alla pressione e temperatura ambiente, un chilo di elio-3 occupa più di 7.000 litri. Un materiale tanto leggero quanto strategico.
Perché, se oggi è quasi introvabile, in futuro potrebbe diventare indispensabile per far funzionare tanto i reattori quanto i processori.
Interlune: la startup che vende elio-3 lunare prima di estrarlo
La startup americana Interlune, fondata dall’ex presidente di Blue Origin Rob Meyerson, punta a rendere concreta l’estrazione dell’elio-3 lunare. Con sede a Seattle, lavora già in collaborazione con aziende esperte come Vermeer, specializzata in attrezzature per escavazione. L’obiettivo è chiaro: portare a terra il primo carico di elio-3 entro il 2029. Ma la novità vera è che… il primo lotto è già stato venduto.
Interlune ha firmato contratti con due realtà di peso. Da un lato il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, interessato al potenziale dell’elio-3 per la fusione nucleare. Dall’altro, Maybell Quantum, azienda impegnata nello sviluppo di computer quantistici. Secondo il CEO Corban Tillemann-Dick, la richiesta di elio-3 è destinata a crescere in modo esponenziale: “Andremo da poche centinaia a decine di migliaia di dispositivi, e tutti avranno bisogno di raffreddamento criogenico”.
Per arrivare all’estrazione vera e propria, Interlune ha pianificato un percorso in tre tappe. La prima, chiamata Crescent Moon, partirà entro la fine del 2025 con l’invio di una telecamera iperspettrale per mappare le zone più promettenti, in particolare intorno al polo sud lunare. Seguirà Prospect Moon, fase esplorativa con sensori avanzati e test di campo. Infine, entro il 2029, la missione Harvest Moon avvierà l’estrazione e il trasporto del gas verso la Terra. Ambizioso? Sì. Ma tutt’altro che improvvisato.
Tecnologia spaziale con i piedi per Terra
L’escavatore lunare progettato con Vermeer
Interlune non intende portare la polvere lunare sulla Terra. Intende processarla direttamente sul posto. Il macchinario in sviluppo – progettato con Vermeer – sarà in grado di scavare fino a 3 metri di profondità nella regolite, trattare fino a 100 tonnellate all’ora e separare il gas direttamente sulla Luna, per poi inviare solo l’elio-3 estratto.
Un sistema compatto, pensato per minimizzare rischi e costi di trasporto.
Non è che si possa provare un macchinario del genere in giardino. Per questo, il prototipo viene testato su terreni che simulano le condizioni lunari. Una Luna artificiale a portata di laboratorio, dove ogni dettaglio è pensato per riprodurre condizioni estreme.
Un piccolo passo per un robot, ma un grande passo per chi punta a produrre energia senza carbone.
Un futuro senza scorie e con computer super freddi
Se il progetto Interlune dovesse funzionare, potremmo avere due risultati fondamentali:
- centrali a fusione che non generano rifiuti radioattivi;
- computer quantistici capaci di lavorare a pieno regime, grazie a un gas che assicura il raffreddamento necessario.
Il tutto partendo dalla Luna. Letteralmente.
Tra sogni lunari e responsabilità terrestri
Energia pulita, sì. Ma chi decide?
Non è detto che l’elio-3 sia destinato a cambiare tutto. Ma se così fosse, chi ne controllerà l’estrazione? E con quali regole?
Oggi nessuno “possiede” la Luna, ma la corsa alle risorse spaziali è già cominciata. Serve una riflessione collettiva su quale governance vogliamo applicare allo spazio.
Perché il rischio è che anche la Luna diventi l’ennesimo terreno di conquista, invece che una risorsa condivisa.

La scienza, per fortuna, non aspetta i tempi della burocrazia. E mentre il dibattito sulla giustizia spaziale si apre, Interlune testa scavatrici, firma contratti e traccia rotte. Ma non dimentichiamoci che ogni nuova tecnologia porta con sé anche nuove responsabilità.
Siamo pronti a raccoglierle?
La Luna non è più un sogno
Questa volta non si tratta di bandiere piantate sul suolo lunare. Non si parla di astronauti e tute bianche, ma di un isotopo invisibile che potrebbe aiutarci a raffreddare i computer e a produrre energia senza scorie.
Non è uno slogan da fantascienza, è un dato tecnico, già messo nero su bianco nei contratti firmati. La Luna come riserva, come miniera spaziale. E l’elio-3 come risorsa del XXI secolo.Interlune punta alle stelle. Ma la vera sfida si gioca qui: nella consapevolezza con cui osserviamo questi progetti e nel modo in cui scegliamo di raccontarli.
Il cambiamento climatico, la crisi energetica, l’informatica che evolve: tutto ci chiede di pensare in grande, ma agire nel concreto.
E la Luna – che da secoli ci guarda silenziosa – ora ci ricorda che ogni rivoluzione parte da chi è disposto a sporcarsi le mani, anche se di polvere lunare.