SEA THE CHANGE, LA BLUE ECONOMY ITALIANA

Parliamo sempre di innovazione, spesso parliamo anche di startup, ma cosa vuol dire costituire una start-up dall'università fino alla realizzazione del progetto, non è semplice. Noi ne parliamo con Alberto Carpanese, co-founder di Sea The Change. Alberto, com'è nata l'idea di una startup? Studente, triennio e poi non eri convinto?
Sea The Change nasce da un percorso. personalmente il percorso nasce, da molto distante con la triennale, dove ho studiato economia internazionale, che è un'economia più improntata alla geopolitica. L'ultimo anno ho fatto la tesi sul cambiamento climatico e il conflitto, quindi uno studio su come l'aumento delle temperatura aumenta il conflitto, la violenza all'interno delle comunità, ho preso come caso di studio il Sudan,  lo studio ha una valenza abbastanza particolare perché, l'aumento di un grado delle temperature aumenta il conflitto dal 24 al 36%.
Questo mi ha appassionato al cambiamento climatico, a il problema del cambiamento climatico, quello che sarà nel futuro. Ho detto, voglio fare qualcosa di concreto nel mio lavoro nella vita, voglio fare qualcosa che abbia un ritorno, un valore anche per la società. Ho avuto la fortuna di fare questo corso con una serie di  colleghi molto interessanti, tra i quali anche i miei due, business partners, i co-founder gli altri due co-founder di Sea The Change, Luca e Francesco.
Noi ci siamo conosciuti durante il percorso di studi. Ci siamo laureati durante il Covid, quindi, complicato. E da lì? Da lì nasce l'idea, è un'idea molto grezza, facciamo sostenibilità, la facciamo veramente e la facciamo nel territorio, usando il mare. Dopo sette otto mesi decidiamo di costituire la startup e entriamo subito in un programma di accelerazione europeo di Climate Kick.
Successivamente entriamo in un percorso di accelerazione con l' MIT di Boston, il Mit Design X che ci ha dato uno sprint. Nel frattempo tanto sangue e sudore, nel senso che tutti e tre facevamo dai, 2/3 lavori. Il capitale sociale è stato i nostri risparmi.E poi bisognava mantenersi perché all'inizio non ci sono revenue.
Dopo un anno dall'apertura della start-up abbiamo iniziato a generare revenue. Adesso siamo al terzo anno, abbiamo sette collaboratori, è una cosa di cui andiamo molto fieri,  perché è la creazione di lavoro per un imprenditore sociale per come siamo noi.
È già un piccolo obiettivo, un piccolo grande passo. Noi siamo una startup innovativa a vocazione sociale, quindi una nicchia: È una parte importante anche per noi l'innovazione sociale, perché quello che facciamo è sostenibilità utilizzando il mare, che è il più grande alleato che abbiamo nella lotta al cambiamento climatico e il vero polmone della Terra.
Quindi i due verticali sono mare e impatto locale, che per noi è fondamentale, la restituzione del valore nel territorio, quello che in economia si chiama shared value, quindi quello che facciamo è strategie di sostenibilità per aziende, basate sulla tutela del mare e basate sul ritorno dell'investimento sul territorio dell'azienda.
Quindi ci teniamo anche non solo dal punto di vista ambientale, ma dal punto di vista sociale. E infatti i progetti ad impatto che inseriamo nelle strategie di sostenibilità delle aziende sono tutti in collaborazione in partnership, con realtà locali, quindi NGO, associazioni, altre start-up, o altre realtà locali, che si occupano di portare avanti il progetto che abbiamo fatto in co-design, che portiamo poi all'interno dei bilanci di sostenibilità delle aziende e rendicontato ovviamente secondo tutti i principi internazionali.
L'obiettivo è essere il punto di riferimento per la blue economy in Italia e nel Mar Mediterraneo prima e poi chissà.

Condividi ora:

Potrebbe interessarti anche:

Auto-elettriche-dati-Talkoo

Auto elettriche: dati reali su emissioni e sostenibilità 

violenza-donne-istat-AI-Talkoo

Violenza sulle donne: tra dati Istat, AI predittiva ed educazione affettiva

il-futuro-della-tecnologia-a-vicenza

IL FUTURO DELLA TECNOLOGIA A VICENZA

Guarda di più